In una intervista per una radio di Detroit, il leader degli W.A.S.P., Blackie Lawless, ha parlato della sua autobiografia, in corso di stesura.
Le sue parole: “Ci è voluto un sacco di tempo, più di quello che immaginavo, ma è stata una delle cose più divertenti della mia vita. Una quantità di lavoro spaventosa, perché ci sono così tante cose nel corso di una vita intesa che magari dimentichi, specie se fai quel facciamo noi per campare. Chiunque faccia il nostro lavoro, non vive come la persona normale che va al lavoro e vive la routine. E non c’è nulla di sbagliato in quello; è una cosa diversa. Spesso ho detto che ho già… perché il ritmo e le modalità secondo le quali le band fanno le cose… oggi sei qui e domani se da tutt’altra parte… è come se avessi vissuto la quattro o cinque vite di qualcun altro… a causa di questa intensità nello stesso spazio tempo di chiunque altro. Ventiquattro ore per qualcuno che fa questo lavoro non sono le stesse ventiquattro ore di chi vive in una routine. E la cosa può diventare un po’ pazza.”
E continua: “La prima cosa che ho fatto è intervistare tutti quelli che mi sono venuti in mente e chiedere: ‘cosa ricordi di questo fatto?’. Avute le risposte, sono iniziate a tornarmi in mente un sacco di cose, e più andavo avanti e più mi rendevo conto di cose che avevo completamente dimenticato. Perché., come ho detto, ci sono così tante cose che succedono in un singolo giorno che alla fine ti ricordi solo dei quelle più intense. Ma magari ci sono altre due o tre cose che stavano dietro…. e che erano altrettanto intense, ma non te le ricordi. Ricordi di che durante un volo i ragazzi si sono incazzati con una hostess e l’hanno infilata in una cappelliera, ma non ti ricordi le altre due o tre cose che sono successe in quel contesto. Ah, comunque quella della hostess è una storia vera…”
Blackie conclude: “Nella prefazione del libro specifico che la stesura è stata un processo di riscoperta, sia in senso buono che cattivo. Direi che dopo che tutto è stato detto e fatto, forse sono stato più buono che cattivo, perché alla fine quello che è successo è come scrivere la sceneggiatura di un film. E ancora, ci sono un sacco di cose che dimentichi, ma allo stesso tempo il lavoro aiuta a collegare i punti della vita vissuta, con cose che magari non vedevi connesse ma, guardandole ora, ti rendi conto che erano palesi. E ci sono un sacco di fatti che magari sono personali, cose che magari non condividi con gli altri perché non avrebbe senso… ma poi ci sono cose che vale la pena pubblicare. Quindi spero che chi leggerà il libro, ci trovi dentro un po’ di se stesso.”
E relativamente alla pubblicazione: “L’idea era pubblicare disco e libro assieme, ma il libro sta prendendo più tempo. Ma è come per i dischi, li fai e vuoi che siano buoni…. per il libro… è una cosa che farò una sola volta, quindi la voglio fatta bene.”